Territorio
La città ai piedi dell’Orsiera
È da oltre centocinquant’anni che il territorio di Giaveno ammalia il viaggiatore che vi posa per la prima volta lo sguardo: “Siede Giaveno alle falde delle Alpi Cozie, a manca del Sangone, in ridente e salubre vallata, cui fa corona una catena di monti che d’ogni canto vi si adergono.” Scriveva così lo storico Gaudenzio Claretta nel 1859 in Di Giaveno, Coazze e Valgioie – cenni storici. Ciò che affascina delle testimonianze d’epoca è quanto poco il paesaggio nel suo complesso sia mutato: “Pittoresco vi è l’aspetto de’ monti che vi formano quasi un recento, e questi dirompono quando in poggi e quando in valloncelli, sì che tutto concorre a rendere questo luogo di ameno soggiorno nella stagione estiva”.
La Val Sangone sorge su due aree geologiche diverse, che si sono originate dallo scontro tra la Zolla Africana e la Zolla Euroasiatica. La corona di monti e colline rendono la Val Sangone “uno zoccolo roccioso, generato dalle viscere della Terra, milioni di anni fa, che i geologi hanno denominato Massiccio Cristallino Dora-Maira o Complesso dei calcescisti con pietre versi, o zona Piemontese e che noi conosciamo con i nomi più comuni di Robinet, Punta del Lago, Picchi del Pagliaio, Colle della Roussa…” si chiede l’autore locale Claudio Rolando nel suo Escursioni in Val Sangone.
“Nel complesso si può parlare di una domestica wilderness a pochi chilometri dalla congestionata cintura torinese” si legge nel volume I monti di Giaveno a cura del CAI sezione di Giaveno, che ha indicato numerosi percorsi escursionistici.
Sono numerosi i mammiferi che abitano i boschi nei dintorni di Giaveno, e nella più vasta Valle, come la volpe, la marmotta, l’ermellino, la lepre, il tasso, il riccio, lo scoiattolo, la donnola, la martora, la faina, la talpa, il ghiro. Non mancano gli ungulati, come il cinghiale e il capriolo che è possibile anche scorgere muoversi nei boschi ai margini delle strade e, molto più in alto, il camoscio.
Dal momento che il territorio di Giaveno è compreso fra un’altezza di 506 metri sul livello del mare (nel centro) e un massimo di 2119 metri (punta dell’Alpe Colombino), nei suoi boschi si possono trovare diverse specie arboree: angiosperme (faggio, castagno, betulla, querce, nocciolo, il frassino, ontano, pioppo, rododendro, bosso, mirtillo, tiglio) e conifere (acero, larice, pino, abete, ginepro). Nel Parco “Maria Teresa Marchini” (link) è presente anche un cedro del Libano Cedrus libani.
Mentre nei cieli si possono scorgere in volo uccelli predatori diurni come la poiana, lo sparviero, il gheppio, il falco pellegrino, l’aquila e notturni come la civetta, il barbagianni, il gufo comune; oltre a numerose corvidi come la cornacchia, il corvo e la ghiandaia.
Il clima della bassa e media valle è di tipo temperato freddo senza stagione secca, ha inverni abbastanza rigidi, estati relativamente calde, precipitazioni un po’ in tutte le stagioni.