CARATTERISTICHE
Difficoltà: Escursionisti
Dislivello: 600 m
Distanza: 14 km
Tempo di percorrenza: 4h15′ (a seconda della preparazione)
DESCRIZIONE ITINERARIO
Prese Franza-Colle dell’Asino-Colle del Besso- Colle Ceresera- Merlera-Budin-Prese Franza.
L’anello 1 de “I monti di Giaveno” si sviluppa in gran parte lungo la testata del vallone del Romarolo. Partiti da Prese Franza (m.1018) poco a monte della Borgata Tora, risalendo il versante sulla destra orografica del Rio del Parco sul sentiero 407 si raggiunge il poco evidente Colle dell’Asino Superiore (m 1235). Da qui, svoltando a sinistra, si procede sul sentiero 408 verso il Colle del Besso (m 1466). Da questo valico si prosegue sul versante della Val Chisone su un tratto di sterrata che conduce al Colle Ceresera (m 1310). Rientrati nella Valle del Romarolo si svolta a sinistra sul sentiero 450 raggiungendo in piano la Balma du Roc Galur e in discesa il Colle di Ste (m 1250) e la Cara dei Monti della Resta, da cui si segue ancora a sinistra una strada di esbosco che porta a borgata Merlera (m. 885). Imboccato in salita il sentiero 406 si risale il versante sinistro orografico del Romarolo e dopo aver incrociato l’antico tracciato della Bealera di Barbet, divenuta ora sentiero, lo si segue verso destra fino alla Borgata Budin (m 920), da cui percorrendo una sterrata si torna a Prese Franza.
L’itinerario deve il suo nome alla presenza sul Colle del Besso di resti ancora abbastanza evidenti di trinceramenti francesi del XVII secolo. Dal trattato di Cherasco (1631), che attribuiva al Regno di Francia la città di Pinerolo e la sinistra orografica della Val Chisone, al trattato di Utrecht (1713) che le restituiva al Ducato di Savoia, il tratto di spartiacque compreso tra il Colle si della Roussa e il Colle Ceresera assunse importanza strategica.
A una storia più recente si riferiscono invece le vicende della miniera d’oro della Merlera. Nei pressi della borgata Giai una galleria di circa 80 metri (attenzione: evitare di introdurvisi: la presenza a pochi metri dall’ingresso di un profondo pozzo allagato e non visibile ne rende la percorrenza estremamente pericolosa!) e alcuni altri abbozzi di scavi sparsi nella zona ci riportano agli inizi degli anni ‘20 del secolo scorso, quando in Valle si accese la speranza che nelle viscere della montagna esistesse un promettente giacimento aurifero. Purtroppo le attese andarono deluse e l’illusione di un domestico Eldorado a portata di mano si trasformò ben presto in cronaca giudiziaria, intessuta di storie di buona fede strumentalizzata, di imbonitori, falsi geologi e perizie truffaldine.
(da “I monti di Giaveno”, progetto di recupero e valorizzazione di itinerari escursionistici realizzato dalla Sezione CAI di Giaveno nel 2002)
Realizzato in collaborazione con il Club Alpino Italiano sezione di Giaveno