NASCITA: 29 agosto 1881
MORTE: 11 luglio 1966
BIBLIOGRAFIA: pieghevole informativo del Comune di Giaveno sull’omonimo sentiero
Cenni storici
Il rapporto tra l’intellettuale antifascista e liberale Augusto Monti (Monastero Bormida, 29 agosto 1881 – Roma, 11 luglio 1966) e Giaveno è tratteggiato in Val d’Armirolo, ultimo amore, un’opera postuma realizzata dalla figlia Luisotta con gli appunti del padre.
Il volume rievoca le impressioni di Monti attorno al micromondo di borgata Cordria, nella valle scavata dal fiume Armirolo. “Il sito delle borgate scelto con tanto accorgimento dai vecchi d’una volta – quando? – presso la sorgiva, al riparo dai venti, protetto da enormi castani, a piè d’un dosso, invisibile soprattutto dalla strada battuta. Non viste le borgate non vedono...” scrive Monti dando voce alla saggezza contadina, riportata per l’occasione sulla pagina con sincera curiosità.
Infatti ciò che traspare dalla lettura di “Val d’Armirolo” è la capacità di Monti di entrare in sintonia con il mondo della Cordria e in qualche modo venir riconosciuto e apprezzato dai contadini, senza anteporre loro una distanza socio-culturale. Alla Cordria “non più uomo di lettere, ma semplice uomo tra uomini che di lettere nulla sapevano, ma che tutto avevano imparato da una dura vita di lavoro e di sacrificio, egli andava vivendo e rimuginando l’essenza della vita stessa: l’alternarsi delle stagioni, le vicende uguali e pur sempre mutevoli di uomini e di bestie, gli antichi e pur sempre nuovi riti di vita e di morte”.
Una vera e propria fascinazione è quella che Monti subisce per il torrente Armirolo che “una voce ha che,quando e dove cessano tutte le altre, si leva e ti parla e ti dice tante cose, d’un andar perenne, d’un fluir continuo, che fu sempre così nei tempi e così sempre sarà” e che è costeggiato nella prima parte dell’omonimo sentiero dedicato allo scrittore.
L’itinerario è stato realizzato nel maggio 2006, in occasione del quarantennale della scomparsa di Monti, in sinergia tra il Comune di Giaveno, l’allora Provincia di Torino, il Club Alpino Italiano e il Circolo Ricreativo Culturale di Giaveno, oltre alla collaborazione della secondaria di secondo grado “Blaise Pascal”.
Non c’è solo riposo e meditazione nel rapporto tra Monti e Giaveno, poiché l’inizio della sua carriera da professore avviene a Giaveno, dopo la laurea in Lettere del 1904, presso l’Istituto “Giacinto Pacchiotti”, fondato allora da meno di quindici anni.
Negli archivi della Fondazione, si ritrovano le “buste paga” con la firma di Monti, oltre che la prova, nel registro delle missive in entrata e in uscita, del suo rapporto di lavoro con l’istituzione giavenese. Al termine dell’anno scolastico comincerà a insegnare nei ginnasi e nei licei di tutta Italia Bosa, Chieri, Reggio Calabria, Sondrio.
Nell 1924 sarà professore di italiano e latino al liceo classico “Massimo D’Azeglio”, dove diventa il maestro di una straordinaria generazione di allievi quali Cesare Pavese, Massimo Mila, Giulio Einaudi, Leone Ginzburg, Salvatore Luna, Giancarlo Pajetta, Franco Antonicelli, Vittorio Foa, Tullio Pinelli. È di questo periodo l’amicizia con Piero Gobetti e l’inizio della collaborazione con “Rivoluzione liberale”, al “Corriere della sera” ed al “Baretti”.
Verrà poi arrestato nel 1936 e condannato dal Tribunale Speciale a cinque anni di carcere. Trascorrerà tre anni nei penitenziari di ” Regina Coeli” e Civitavecchia.